Siamo meno intelligenti?
L’INVERSIONE DI TENDENZA DELL’INTELLIGENZA
di Giorgio Cozzi. L’inversione di tendenza dell’intelligenza: nuovi studi scientifici confermano che il Q.I. si sta abbassando, mentre si alza il Q.E.
È sorprendente scoprire che in un’epoca caratterizzata da innovazioni sempre più spinte e da un notevole sviluppo della conoscenza in ogni campo, le facoltà intellettive stiano diminuendo.
Lo conferma una ricerca scientifica – che ha portato alla luce il trend negativo – svolta da Bernt Bratsberg e Ole Rogeberg, due ricercatori norvegesi del Centro Ragnar Frisch per la Ricerca Economica di Oslo e pubblicata sull’autorevole rivista scientifica PNAS. I due studiosi hanno condotto un approfondito studio statistico sui dati di 730mila giovani uomini, raccolti tra il 1970 e il 2009. Tutti i partecipanti si preparavano a iniziare il servizio militare per il Paese nordico e sono stati così sottoposti ai test standard per valutare il loro quoziente intellettivo .
I ragazzi di oggi sono più stupidi?
Mettendo a confronto i risultati dei test, è emerso che i ragazzi di oggi sono sensibilmente più stupidi di quelli di 40-50 anni fa. In realtà ciò che è stato rilevato è riferito solo al Q.I., la cosiddetta “materia grigia”, che non è tutta l’Intelligenza Umana, bensì la parte logico-razionale. Il guaio è comunque grosso, perché indica un decadimento di abilità intellettive connesse al problem solving, alla capacità di analisi, alla individuazione dei rapporti causa-effetto, alle capacità di ragionamento e così via.
Inversione a U dell’effetto Flynn
In pratica, gli scienziati hanno dimostrato una inversione a U del cosiddetto effetto Flynn (dal nome del professor James Flynn), che per primo osservò l’aumento nel valore medio del quoziente intellettivo nella popolazione di alcuni Paesi, salito di circa tre punti ogni decennio a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Le ragioni dell’incremento nell’intelligenza fino agli anni ’70 sarebbero legate a un miglioramento di diversi fattori e condizioni di vita, dall’istruzione alla sanità, passando per l’alimentazione e il benessere generale.
A cosa è dovuto questo preoccupante crollo del QI?
Secondo gli studiosi norvegesi la colpa sarebbe principalmente dei media, che avrebbero allontanato i giovani dalla lettura ‘intrappolandoli’ davanti alla tv, ai videogiochi e a trascorrere moltissime ore sui social network. I risultati dello studio seguono quelli di un’altra ricerca condotta dallo stesso Flynn, nella quale emerse che il QI medio degli adolescenti britannici era sceso di 2 punti in 28 anni.”
Risultati poco lusinghieri dei test Q.I.
A questi dati, frutto di ricerche ponderate, posso aggiungere la mia esperienza personale. Occupandomi da molti anni di “selezione del personale” e assessment (valutazione delle caratteristiche personali e professionali) mi è capitato molte volte di utilizzare Test di Intelligenza (Q.I), sorprendendomi di risultati spesso poco lusinghieri.
Il fatto strano è che a tali Test le risposte sono state frequentemente basse anche per livelli di cultura elevata. Ad esempio ho utilizzato il Q.I. con 42 Ingegneri (Meccanici, Elettrici, Civili) ottenendo una media molto bassa, non corrispondente alle aspettative per figure di quel tipo. Altrettanto è avvenuto per altre popolazioni di diverso livello scolastico. Proprio quei risultati mi hanno spinto a semplificare il test per consentire di rilevare comunque dati indicativi del Q.I. senza penalizzare troppo i Candidati.
Multitasking: una grande quantità di stimoli
Tutto questo non accadeva negli anni ’80, dove le risposte erano significativamente migliori. Avevo sempre attribuito questa sorta di anomalia al fatto che il grado di attenzione e concentrazione sia diminuito a causa della quantità di stimoli con cui si ha a che fare nella vita ordinaria, dove domina il multitasking e si percepiscono molti più segnali contemporaneamente, con una perdita di qualità dei dati trattati.
Ora devo riconoscere, in base alle prove portate dai due ricercatori norvegesi, che effettivamente ciò che chiamiamo Intelligenza Logico Razionale (Q.I) ha minore incidenza che nel passato nel complesso delle attività intellettive.
Daniel Goleman: l’Intelligenza Emotiva
Sappiamo infatti, dagli anni ‘93/’94 con le ricerche di Daniel Goleman (foto a dx), che un diverso tipo di Intelligenza, definita Emotiva, ha un impatto maggiore sulla qualità della vita, sul successo, sulla salute, di quanto lo abbia l’Intelligenza Razionale. Dunque, accanto ai numeri del Q.I. si è venuto affiancando un altro indice, il Q.E. (Quoziente Emotivo) che, prove alla mano, influisce di più su come ci si adatta al contesto e si vive (meglio).
Più successo con un alto Q.E.
Goleman, dopo aver rilevato il Q.I. di persone vissute 20/30 anni prima e calcolato il loro Q.E. (con un test proiettivo e rilevazioni sui dati raccolti di un campione significativo), è andato a verificare cos’era successo alle persone nell’epoca attuale, ottenendo prove evidenti che chi aveva un alto Q.E. aveva avuto più successo (qualità della vita, carriera, salute). Da allora esiste una prevalenza dell’Intelligenza Emotiva su quella Logico Razionale, anche se, ovviamente, è molto meglio averle entrambe.
Un dato interessante è che il Q.I. dopo i 24 anni di vita non s’incrementa più (anzi meglio allenarlo per non perderlo), mentre il Q.E. è elevabile a qualunque età.
Oggi lavora meglio l’emisfero destro
In una visione globale potremmo in fondo assistere a un degrado delle funzioni intellettive tipicamente logico-razionali (allocate principalmente nell’emisfero sinistro del cervello) e ad un incremento delle funzioni sensoriali/emozionali (emisfero destro), la parte più intuitiva, istintiva, rapida, olistica.
Quindi il risultato, sorprendente e per certi versi negativo del trend del Q.I., va quanto meno bilanciato con una crescita della sensibilità e della gestione delle emozioni (consapevolezza, autocontrollo emotivo, empatia, assertività) che appare più correlato con la socialità, l’accettazione degli altri, la percezione del senso comune, l’evoluzione “spirituale”.
Un’integrazione per il benessere dell’umanità
L’epoca attuale, caratterizzata da spinte tecnologiche incredibili (ricerca scientifica, strumenti sulla Luna e su Marte, robot antropoidi, cellule staminali trapiantabili, chirurgia digitalizzata, ecc.), dove il Q.I. è l’essenza, si può e si deve integrare con un Q.E. che orienta l’evoluzione nel senso del benessere dell’umanità. Anche perché se il Q.I. medio si abbassa significativamente nella popolazione, può essere facile che chi ne è dotato ne faccia un uso strumentale e manipolatorio. Il Q.E. in fondo può essere una sorta di sistema immunitario per la sopravvivenza della specie.
Fonte: Siamo meno intelligenti?